Osservando le sfilate di moda e facendo un giro per negozi ho avuto modo di notare con piacere un ritorno al colore, numerose le proposte con tonalità e accostamenti che definire forti è restrittivo.
Nella moltitudine di colori proposti oltre gli ormai classici rosso o bluette sono tornati il Giallo primario, il Verde nella stessa tonalità della nostra bandiera, l’arancio spezzato con bianco e bluette o il color cammello e tutte le tonalità complementari possibili.
Un ritorno al colore saturo, da molto tempo assente dalle passerelle ma anche e soprattutto nei negozi poiché, come è noto, talvolta le firme scelgono la via della vendita facile e spesso il prodotto in negozio è diverso da quello in passerella e quei pezzi che nella sfilata ci sono piaciuti di più non vengono nemmeno messi in produzione.
Questi capi vengono chiamati dagli addetti ai lavori “abiti immagine” e cioè quei capi che sono stati creati apposta per far capire al pubblico, l’ispirazione, l’aria, l’atmosfera della collezione.
Era da molto che non vedevo tanto e così forte colore e l’ultima volta che ne ho visto era ancora in vita Gianni Versace e le sue camicie barocche erano fra gli oggetti più ambiti dalle fashion-victim.
La riflessione sul colore mi ha fatto pensare quasi inevitabilmente al ritorno del colore nella moda dei secoli scorsi.
E come talvolta è stato più il colore o l’assenza di esso che la materia a far cambiare stile e rotta alla moda. Penso a tutti i cambiamenti cromatici che sono avvenuti sulle diverse fogge vestimentarie i quali non erano casuali e soprattutto ad ogni cambiamento cromatico corrispondeva una nuova foggia vestimentaria e un cambiamento di silouhette.
Inevitabilmente alla parola colore accosto Paul Poiret e al forte impatto stilistico e coloristico delle sue creazioni e delle sue messe in scena, che non doveva essere molto diverso da quello che oggi vedo nelle creazioni di Prada o Jil Sander.
Poiret e i suoi contemporanei artistici Kandinsky, Matisse e Monet hanno a lungo dissertato sul colore, creando una vera e propria scuola di pensiero attorno ad esso e nel contempo attuarono dei veri e propri cambiamenti nel campo dell’arte e nella teoria della percezione.
Questo parallelismo fra questa epoca e quella di Poiret all’inizio del ‘900 mi fa pensare che comunque ciclicamente grandi cambiamenti sono avvenuti con il cambio di secolo, crisi ideologiche e sociali sono naturalmente alla base di questi cambiamenti poiché senza richiesta non esistono nuove proposte.
La riflessione che ho fatto riguarda soprattutto un uso del colore che in un’epoca di 3D e tecnologie digitali sicuramente ha modificato la percezione che abbiamo dei colori e nell’uso quotidiano ha modificato anche l’utilizzo e il desiderio avere alcuni colori letteralmente addosso piuttosto che su oggetti di uso quotidiano.
Mi rendo conto che sempre più spesso colori che fino a poco tempo fa ritenevo forti o “strani” ora fanno parte del mio vocabolario coloristico come classici.
Il rosso, coca-cola per intenderci, per me era un colore forte da qualche tempo ormai per me è alla pari con un marrone o un grigio scuro.
Quanto dell’uso quotidiano di computer e altre tecnologie ha influito sul desiderio della massa per di un determinato colore?
Secondo me tantissimo visto che ora vedendo la sfilata di Jil Sander, esulto e non mi sembra tanto assurdo indossare un pantalone rosa fluo inoltre vedendo la sfilata di Gucci i completi che mi piacciono di più sono quelli che mescolano il viola, il verde e l’arancio.
Quando penso al colore lo penso nelle nuance più pure e nei suoi complementari, accostamenti violenti quasi primitivi fatti di verde con il giallo e il cammello e le proposte di Prada al momento mi sembrano le più azzeccate della stagione e mi portano alla memoria Josephine Baker e il suo gonnellino di banane e richiami a Tamara de Lempicka.
Desiderio di tinte forti come nelle illustrazioni di Iribe e Lepape per Paul Poiret dove le silhouette stampate a colori piatti sono simili alle silhouette di Jil Sander, I ritratti degli anni d’oro della moda quelli dagli anni 20 agli anni 30 li ritrovo nella moda di Marc Jacobs per Louis Vuitton.
Non so se tutto questo colore corrisponderà ad un vero cambiamento di rotta, per lo stile e la moda come è avvenuto all’epoca di Poiret , ma ciò che trovo interessante in tutto questo colore è che anche le case di moda low-cost stanno proponendo il colore.
Zara in primis e fra primi colori venduti ho notato che c’è l’arancio seguito dal verde e dal giallo. E fra i vari pacchetti ne propone due che ricordano Prada e Celine. Certo sono la versione edulcorata ma comunque non privi di colore.
Staremo a vedere se tutto questo colore farà bene o male. Certo è che consiglio di indossare al massimo tre colori altrimenti l’effetto finale è pessimo.
Intanto fra le mie ricerche sto guardando l’inverno di Prada e al momento un cappotto color salmone accostato al turchese non mi dispiace per niente, sarà per colpa del computer? Non lo so, ma so per certo che un mondo pieno di colore non mi dispiacerebbe.
Prada P/E 2011
Gucci P/E 2011
Jil Sander P/E 2011
Georges Lepape illustrazione da " La Gazette du Bon Ton" 1913
Jil Sander Backstage P/E 2011
Louis Vuitton P/E 2011
Georges Lepape "Le Choses de Paul Poiret"
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