giovedì 26 novembre 2015

Ashtag Dream

I sogni e i bisogni corrono in rete e il confine fra territorio chi crea sogni e di chi li compra si fa sfocato. 
Quanto di tutto quello che desideriamo e che viene proposto è simile a ciò che desideriamo? Quanto di quello che pubblichiamo tramite social-network è ormai d'ispirazione per le aziende e loro agenzie marketing che ci guardano? 
I sogni e i sognatori è il binomio di sempre per chi fa marketing e pubblicità, chi vende vorrebbe sapere tutto sul suo pubblico di riferimento e con internet ha il metro perfetto, un monitoraggio continuo e costante, dall'altro  c'è chi sogna, usufruisce di internet e vuole sapere tutto dei suoi sogni e nella ricerca si imbatte ed è influenzato da molte cose.
Ormai chi sogna desidera cose diverse dall'era pre internet e per chi analizza è sempre più difficile sondare il mercato, sempre più frammentato ma sopratutto contaminato da segni e tendenze che arrivano da vari ambiti, la parola d'ordine è contaminazione e le masse non sono catalogabili in un solo segmento, ma si muovono i diversi ambiti e segmenti.
L'asticella dei desideri e dei bisogni, anche assurdi, si è alzata ed è impossibile tornare indietro nel grande calderone internet, pur potendo dividere per segmenti e gruppi il pubblico, non si capisce chi ha fatto cosa e da chi o da che cosa sia partita la primordiale scintilla creativa. 
Internet è contaminazione e i nuovi avventurieri marketing lavorano via internet cercando di capire, analizzare, sezionare per poi dare alle aziende il vademecum del perfetto venditore di sogni ma l'impresa è ardua, perchè il mezzo internet è veloce e veloci sono le tendenze che si contaminano fra loro.
Nel magma in movimento delle ispirazioni di molti altri trovano le proprie aspirazioni e i blogger diventano star creative, amatoriali fotoreporter e ricercatori del bello diventano a loro volta ispirazione, non sempre con risultati eccelsi ma pur sempre degni di nota se non altro per il bacino di utenti che seguono quel blogger piuttosto che l'altro.
La questione già osservata e monitorata dai massmediologi è lo spunto che ha fatto riflettere la casa di moda Gucci e il suo art director Alessandro Michele, il quale ammette che ormai fra le ispirazioni e nei moodboard degli studi stile ci sono sempre più spesso foto prese dal web, reference che provengono da nuovi artisti via instagram o fotografi via Facebook o Twitter.
La contaminazione è inevitabile e la rete è la nuova frontiera dei ricercatori di stile.
Gucci ammette che non solo la contaminazione c'è ma che ora è salutare e giusta per il marchio, e nel farlo lancia una sfida, il contest di Gucci aperto via instagram e tramite il sito.
#Guccigram è uno degli ashtag insieme a #GGblossom e con entrambi gli ashtag, tramite instagram, è possibile accedere ad una galleria di proposte creative provenienti da diversi ambiti, legame comune la doppia G e i nuovi disegni blossom sulle borse logo.
Quello che diverte del contest è la varietà di visioni, molte atte a osannare il marchio, altre ad estraniarlo dai soliti contesti, ci sono immagini create da fotografi ma non mancano illustratori e fra questi alcuni sono stati già scelti per la gallery del contest sul sito ufficiale Gucci.
Inutile dirlo ho partecipato anche io, il tema è invitante e mi ha portato a questa la tavola che si intitola #dream, le riflessioni sono quelle che vi ho riportato qui sopra,  mi interessava dare l'idea del sogno e ciò che lo scatena, il tema di contaminazione che implica la scelta del contest e poi l'idea di sospensione del tempo che secondo me avvolge la rete come archivio di ricerca e poi non ultimo anche il marchio Gucci, grande classico intramontabile, forse proprio perchè bifronte, due facce classico e contemporaneo, attento a mantenere e a recepire, ricettore di temi presi dalla rete ne capta le potenzialità divenendo mecenate e perchè no facendosi pubblicità nel rimandare messaggi e nuovi talenti alla ribalta.





mercoledì 18 novembre 2015

Inktober 2015

Come ogni anno e ormai da due o forse tre anni partecipo ad Inktober, che, come molti di voi frequentatori del mio profilo instagram sapranno, è il contest degli illustratori, dura un mese, il mese di ottobre e partecipano disegnatori professionisti e non di tutto il globo, il filo conduttore è l'inchiorsto e i temi sono liberi. 
Per quel che mi riguarda non mi sono scostata dai soliti temi e ne ho approfittato per illustrare anche le sfilate di settembre con le tendenze estive per l'anno prossimo, il 2016.
Ogni giorno un post, quindi un disegno, non ho completato il mio mese, come sempre per me il difficile è coniugare il contest con quello che già c'è da fare per lavoro, ma il bello di questo conviviale confronto via instagram è la varietà e i mondi che ci vengono offerti da disegnatori di tutto il mondo sotto l'hastag #inktober, che spesso spaziano dal fumetto all'illustrazione personale, dallo schizzo veloce a vere e proprie ricerche di caracter design.
Rispetto l'anno scorso, in cui ero concentrata a portare a termine tutti i giorni e per tutto il mese le tavole ho cambiato il mio obiettivo, l'intezione è stata quella di produrre ma in qualità e stile.
Lasciando ad altri la coppa del vincitore e del maggior numero di tavole, per quel che mi riguarda ho deciso di puntare sulla qualità delle immagini proposte. 
Per cui ho iniziato selezionando gli stilisti da illustrare e sul finire del mese ho guardato il mio muro di instagram soddisfatta. 
Finalmente sto giungendo al nocciolo del problema che da lungo tempo ho a cuore, lo stile.
Ci sto ancora lavorando ma sembra molto più chiara ora di un mese fa la via che devo seguire e a far da eco a questa convizione, con soddisfazione è arrivata inaspettata con una notifica e poi due su instagram e poi altrettante via Twitter la condivisione da parte degli stilisti che hanno ispirato alcune tavole del mio contest. 
Il primo Alessandro Dell'Acqua con la sua linea N°21, la sua raffinata ricerca stilstica dei confini uomo-donna trova la sua massima espressione poetica nelle camicie da uomo a righe larghe e colori caldi che diventano abiti femminili questi pezzi hanno stimolato la mia mano ad agire sul foglio con rapidi gesti, il risultato sono le tavole che vedete qui di seguito.
Poi Aquilano Rimondi, un duo creativo formato da Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi la loro collezione è segnata da donne forti ma vestite di forme leggere hanno saputo evocare un nuovo classicismo nelle costruzioni in bianco totale con punteggiature dark nelle costruzioni velate di nero.
Con l'inchiosto è stato un attimo far volare il pennello dopo aver visto la collezioni di questi designer italianissimi e che danno lustro al nostro Made in Italy e spero di trasmettere con le mie tavole quella idea di nuovo glamour che mi trasmettono le loro creazioni.




Sopra N°21 by Alessandro Dell'Acqua


Sopra una creazione dalla sfilata Aquilano Rimondi


Sopra particolare da Gucci

Sopra di tre quarti da Celine 


 Sopra particolari, make-up della sfilata di Prada



Sopra dalle sfilate della stagione invernale di Kenzo, Margiela by John Galliano e Valentino al mio sketchbook. 
 Sopra un ritratto di modella con cappello nero.



 Sopra tre studi su Peggy Moffit
Sopra una tavola di caracter design, Fumatrici.


Sopra solo inchiostro nero per un particolare dalla sfilata Louis Vuitton.

lunedì 19 ottobre 2015

Si ora me lo segno


Sfogliando

Certo potrei occuparmi di cose più serie ma come ho detto altre volte la moda non è sterile e puerile, attraverso essa possiamo osservare i tempi, cercare di capire la nostra epoca, i costumi. Seguire la moda non significa vestirsi firmato ma aderire o meno ad un modo di vivere, permettersi di scegliere e capire aiuta a sceglire. 
Sabato ho comprato delle riviste di moda, facendo colazione ho osservato come al solito pagine editoriali e pubblicitarie, queste ultime le trovo sempre più interessanti delle prime, perchè? Perchè vanno al punto, al consumatore, e ci danno un chiaro riferimento di dove vanno i gusti e anche gli stili di vita del popolo, mentre negli editoriali il contesto costume è sempre filtrato con estrema cura dall'editore, il quale non pubblicherebbe mai un articolo su come siano poco donanti e sgraziate certe fogge d'abito o su come l'ultima sfilata ''Di'' sia essenzialmente l'immondizia fatta marchio. L'editore devecoccolare le case di moda per vendere spazi pubblicitari nella rivista, queste danno soldi per mandare avanti la testata, quindi, niente critiche o analisi approfondite, meglio restare vaghi e se le schifezze ci sono meglio definirle POP.
La pubblicità aziendale la preferisco,  ci dichiara chiaro e tondo a chi si rivolge e la firma del fotografo nulla toglie al messaggio anzi semmai lo rafforza.
Fotografi e maestranze si buttano a pesce su tutti i concetti che il designer/azienda gli offre sopratutto se sono nuovi e ancora non utilizzati, terre vergini in cui la parola d'ordine di solito è connotare il cliente e cercare, mantenendone i tratti, di aggiungere la propria firma stupendo.
Fatto questo preambolo  e tornando alla rivista in questione come al solito mi soffermo bene sulle prime 6-8 pagine, che sono di solito le più prestigiose e hanno sempre i tre quattro marchi prestigiosi in grado di pagarle, Prada, Gucci, Vuitton, Dior , Saint Laurent, passando poi per marchi commerciali di profumi. 
Le pubblicità, tutte patinatissime, non sono altro che la provocazione visiva dei concetti di passerella, ma la mia osservazione del momento è che sempre più spesso i concetti non si limitano alle foto e come ci viene raccontato il prodotto ma il rpodotto stesso è provocazione.
Come si attua la provocazione in tempi in cui è stato fatto tutto? In cui il prodotto a basso costo offre capi disegnati da stilisti?
Il ruolo di alcuni marchi è stato fondamentale, Prada con la sua ricerca costante di Kitsch Ricco è stata la capofila di questa tendenza sdoganando anni '70 e '80 da poco donanti capi vintage a proporzioni di avanguardia, in questo modo le sgraziate fattezze di alcuni abiti sono diventate articoli di pregio anche nell'ultimo mercatino sotto casa.
E da qui tutti sono partiti per la tangente, Prada come guru e tutti a fare nel proprio stile quanto di peggio si possa fare, accoppiando epoche, materiali e riferimenti iconografici tra loro lontanissimi. 
Poco importa il concetto o la storia, la via è il negativo, l'opposto,  sono queste caratteristiche a raccontarci e raccontare questa epoca, poco importa se pesco da arte, popular art o vera e propria immondizia è il gioco di opposti e i quanto opposti anche estremamente negativi va benissimo purchè siano il pungolo per non far assopire il pubblico annoiato della moda. 
Quando negativo e negativo si accoppiano il gioco è fatto, da qui risorgono marchi importanti dell'avanguardia come Margiela che in mano al massimalismo di Galliano riporta l'attenzione alla ricerca così l'ufficio stampa si concentra sui social network per comunicare in maniera reale il lavoro dello stilista, mentre la Couture di venti anni fa con Yves Saint Laurent è l'incipit per lo stile asciutto di Hedi Slimane e di Saint Laurent rimane solo cognome , colore nero, Tuxedo e ambigue visioni, per questo forse nella sua campagna stampa la modella è lontana come sembra lontanissima l'epoca di quella moda e il bianco e nero della foto fa intravedere  nulla o poco del prodotto-abito. 
Opposti e negativi allora mi viene da pensare che il contenuto, il concetto da cui parte l'ideazione del capo in voga è unire sempre gli opposti, se tanto mi da tanto penso che certi uffici stile si stia creando pescando da un sacchetto come in una tombola, pescando fra stili e oggetti più disparati, per questo Prada usa tessuti maschili e tessuti rigidi,  spille di strass su forme in plexiglass e Dior con Raf Somons unisce la leggerezza e il candore della seta a capi maschili.
Celine dice tutto con una scarpa, in cui convive lo spirito dimesso dei peggiori anni '70 nella forma e il dettaglio finto ricco citazione o versaccio allo stile anni '80.
Se questa moda ci descrive dovremmo porci delle domande, quanto siamo annoiati? Quante differenze nella società? Le discrepanze tra stili sono lo specchio di una sociètà tagliata in due? O in ognuno di noi convivono due anime? Come avviene nella vita, divisi fra reale e social? 
Ehi guarda cosa mi appare sulla stessa rivista 'Questa è la mia faccia sexy' dice Diesel e in due pagine di cui la più importante, a destra, è affidata alle parole, l'immagine di una ragazza al naturale è a sinistra, una bellezza spettinata, forse vera? Lontana dalla perfezione che è sulle riviste. E se la moda ci rimanda questa immagine noi piace? 
Cosa scegliamo di essere? 
Virtuali? O Reali? O finti reali per i social? 
Forse vogliamo essere tutto insieme?














mercoledì 14 ottobre 2015

Decluttering Decluttering Decluttering

Dopo la mia adesione a instagram qualche anno fa mi sono resa conto che visibilità non necessariamente significa lavorare e che avere tanti fan e milioni di fan non significa avere altrettanti apprezzamenti. 
Analizzando marchi famosi ho visto che in proporzione ho più apprezzamenti io con relativamente pochi follower di chi ha svariate K (migliaia) a seguirlo.
D'altro canto ritengo che chiedere di essere seguiti è cosa controproducente e inutile, un like non produce altro che altri like e se lo scopo è la visibilità ok ma alla fine non è così che si raggiunge lo scopo di ottenere commissioni o uno spazio lavorativo di qualsiasi genere, l'unico risultato dei like è apparire.
Per questo motivo ho deciso di apparire di meno anche qui sul blog, però non rinuncio a comunicare attraverso il web ho potuto fare conoscenza con molte persone interessanti fra cui creativi di ogni nazione e con persone che da semplici amatori della illustrazione mi hanno dato molte dritte attraverso i like o un commento, confermando e talvolta stravolgendo una mia visione.
Credo di essere in una fase di rigenerazione e cambiamento, mi sto rigenerando,  ho potuto riassaporare i tempi e i silenzi senza i social a tutti i costi, ho riorganizzato il mio piccolo spazio fisico, lavorativo e ho trovato nuovi metodi per organizzare il lavoro giornaliero, settimanale ma anche mensile il che non è poco per chi come me divide casa e ufficio sullo stesso tavolo.
Allo stesso tempo ora ho le idee più chiare e le parole chiave sono fare ordine e in tal senso ho sorriso quando ho visto che su molti siti si parla di questo argomento, sono gli inglesi ha dare un nome a questo modo di fare ordine e semplificare, il termine è decluttering
Su Casa Facile, ormai la mia piccola bibbia per l'arredo, si parla proprio di questo e se da un lato il decluttering prevede di buttare il superfluo non sono poche le volte che non buttando ho adattato materiale a idee di arredo ma molte volte ho solo intasato librerie e la mia testa, armata di una bella busta nera e di pazienza non ho più interi file pieni di foto come una volta, sicuramente Pinterest aiuta a snellire anche un pc con il desktop sempre e troppo super affollato.
Nel frattempo instagram aiuta ad avere una panoramica della situazione in determinati ambiti, nel mio caso la moda, seguendo quelle tre o quattro fashion editor è come stare in prima fila ad ogni sfilata, nel marasma mediatico di instagram ci sono profili autoreferenziali, altri narcisistici fenomeni da fashion selfie che risultano nauseabondi ma per me instagram sta diventando IL Magazine, ormai il cartaceo lo compro solo se su Vogue Italia c'è un servizio fotografico da urlo.
Nel ripulire, buttare e semplificare, non solo si migliora la propria vita ma anche quella degli altri, ad esempio nella mia ho anche più spazio e tempo da dedicare alle persone sapendo come dividere doveri e piaceri senza rinunciare a nulla.
Una delle cose a cui non rinuncio da un paio di anni a questa parte è il contest di ottobre che si tiene via Instagram con l'ashtag #inktober
Il contest è una gara a chi produce ogni giorno e liberamente una illustrazione ad inchiostro, nella maggior parte dei casi ci sono amatori del genere fumetto che ben si presta al tema inchiostro, però non mancano ritrattisti e altri come nel mio caso, che in coincidenza proprio del mese di settembre/ottobre hanno a disposizione tante sfilate da cui trarre immagini d'ispirazione.
Non mancano gli osservatori attenti e nel mio profilo una popolazione di fedeli amici e nuovi conoscenti che arriva fino in Giappone popoli di cui ammiro estetica e filosofia e in cui mi rispecchio, almeno in questa fase della mia vita vita ripetendo come in un mantra Decluttering Decluttering Decluttering. 

Buona Giornata Gente.




martedì 13 ottobre 2015

Il tempo è relativo

Albert Einstein ha detto “Il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando.” 
Appunto e da quanto tempo non scrivo qui? Credo da molto ma negli ultimi mesi mi sono occupata di impostare nuovi progetti, da tempo mi riproponevo di trovare un modo per stimolare la mia creatività e ora forse l'ho trovato e visto che lavora lavora ho accumulato anche tante tavole ho tirato fuori cartelline vecchie e nuove e ho intrapreso una nuova avventura quella dello shop online.
Pochi giorni fa ho deciso di aprire il mio punto vendita all'interno di Society6, una bella piattaforma in cui oltre a vendere le proprie stampe è posiibile seguire il lavoro di molti artisti noti e meno noti alle prese con pattern, illustrazioni o fotografia, immagini digitali e non, oppure mix delle due che diventano pattern o piazzamenti speciali, tutti stampati su tazzecuscini, orologi da parete e borse.
L'unico limite è la fantasia per questo mi sono eclissata per un po di tempo, spero mi perdonerete, avete presente un fiume in piena? Ecco quella sono io alle prese con pattern, illustrazioni e oggetti dei miei desideri, da tempo sognati e che finalmente ora sono reali.



mercoledì 2 settembre 2015

Post dal Tavolo | Nadja Auermann

Non smetto di disegnare mai anche quando ho commissioni e altre facende, cerco sempre di ritagliare un pò di tempo al disegno, anche se fatto con pochi materiali e nell'arco di tempo in cui si cuoce il sugo e la pasta. 
Potendo scegliere vorrei essere a Parigi in una di quelle pittoresche vie del Marais o in uno studio nel Marais, ma vivo a Roma in un piccolo appartamentino in periferia e come tale devo destreggiarmi fra spazio fisico e mentale perchè dalla matita esca qualcosa di buono per fortuna che qualche volta mi viene in aiuto la fotografia.
Non faccio questo esercizio sempre però è uno di quelli che mi aiuta a sciogliere la mano quando sono stata ferma per un periodo breve.
La mano e l'occhio vanno allenati a gioire insieme e per me uno degli esercizi migliori è prendere una foto e cercare di trarne qualcosa, un cenno, una somiglianza o lo spirito che l'avvolge con la sua luce.
Questa volta mi è venuto in soccorso Peter Lindbergh con il suo profilo instagram non smette di estasiarmi. molti degli scatti che pubblica li ho amati attraverso Vogue Italia, altri sono nuovi nessuno però mi delude sopratutto se voglio fare un bell'esercizio a matita, in questo caso ho usato matita e acquerello mentre mi destreggiavo fra il tavolo da disegno e i fornelli.
Sono sempre stra-critica in fatto di miei disegni, a questo secondo me manca ancora un pizzico di glacialità alla Nadja Auermann e quella visione dark ma naturale tipica delle foto di lindberg, però ho amato perdermi con il pennello in quella fosse scure fra gli occhi e credo di aver colto l'acquosa vitalità degli occhi, devo dire che tutto sommato sono soddisfatta in fondo non cerco mai di fare il reale, non mi interessa per quello c'è già la fotografia, vorrei cogliere qualcosa che non si vede, una scintilla, l'allure che emana una foto come questa, non so se ci sono riuscita, lascio decidere a voi.
Buona Giornata Gente.





Nadja Auermann


martedì 1 settembre 2015

Post dal Tavolo | Devon Aoki


Da qualche tempo sto provando a cercare uno stile ben definito ma non è facile sapete sopratutto quando si è concentrati o deconcentrati a fare altre cose.
Attualmente mi sto esercitando al ritratto che forse non è tale visto che lo faccio da foto ma provare non guasta sopratutto per riprendere possesso degli attrezzi dopo una quindicina di giorni di relax totale.
La testa è altrove forse è per questo che Devon Aoki l'ho ritratta con i capelli rosa.
Mi piacerebbe rivederla così magari per le prossime sfilate chissà, magari.
La foto che vedete qui sotto viene dal mio profilo Instagram che per tutti quelli che non lo sapessero è a tutti gli effetti il mio migliore alleato sopratutto in fatto di post veloci e divertente da usare, ormai ha quasi sostituito il mio blog però non dimentico di venire a vedere se qualcuno di voi mi viene a trovare anche nella pagina Facebook ed è per questo motivo che sto cercando di riprendere a scrivere qui perchè molti di voi mi cercano e altri si sono uniti alla mia follia e vi ringrazio tutti con la promessa di non lasciare senza post questa pagina che come vedete ha subito un restauro, spero che vi piaccia. 
Buona giornata Gente.

Devon Aoki

lunedì 31 agosto 2015

Les Coquettes.

Se cercate la parola coquette su un dizionario vi uscirà questo:

Coquette (donna) civetta | (teatr.)jouer les rôles de — (o jouer les coquettes), recitare il ruolo di amorosa |jouer les (grandes) coquettes, (fig.) fare la civetta, civettare.

Nella maggior parte dei casi e nella realtà le coquette sono per lo più fastidiose signorine spesso malvestite ma nell'immaginario filmografico della sottoscritta sono preziose figure da non trascurare, anche perchè spesso sono da piccoli schizzi che le raffigurano che possono scature personaggi principali.

Penso a tutte le attrici relegate nel ruolo dell'amica del cuore della protagonista che spesso è bella ma ha ben poco carattere rispetto la carettirista che le fa da spalla.

Ho sempre avuto un debole per coquette, le civettuole signorine sopratutto quelle che fanno le caratteriste nelle commedie cinematografiche degli anni 20 e 30 perchè sanno giocare in un doppio ruolo fatali e romantiche. Quelle degli anni 50 sono molto più aggresive ma altrettanto interessanti, giocano con il ruolo di emancipata signorina in carriera che non sa come destreggiarsi fra lavoro e la voglia di essere finalmente presa in moglie.
Nei decenni successivi il cinema ci ha regalato numerose chicce che riguardano attrici non protagoniste ma di non secondaria importanza perchè al momento giusto con il loro carattere hanno salvato la protagonista con capre e cavoli.

Da qui la mia intenzione di ritrarle, farne una serie, ognuna con un suo carattere e un suo stile.

Qui sotto ne vedete tre che ho buttato di getto su carta qualche tempo fa, ho usato pigma micron di diversi spessori e il pentel con punta a pennello il tutto su cartoncino fabriano ruvido.

Le ho ritratte dentro degli ovali come in una galleria di ritratti ma potrebbero essere anche degli specchi dove ognuno può rispecchiarsi e scegliere ciò che gli è più affine.


Coquette 1890 circa.

Coquette 1900 circa.

Coquette 1920 circa.





lunedì 20 luglio 2015

Illustration | Haute Couture | Chanel fall 2016

Illustration | Giambattista Valli | fall 2016

Illustration | Gucci | Man Fall 2015/16

Ciao Elio Fiorucci.

Mi arriva ora la notizia che Elio Fiorucci muore a 80 anni, per me un colpo al cuore, ho passato ore nei suoi negozi a fare i conti con la sua creatività e gioia di vivere, perché i suoi negozi emanavano proprio questo, gioia di vivere, con lui se ne va un mondo colorato, patinato ma sopratutto ironico, forse l'unico insieme a quello che fu del Re Franco Moschino. Elio Fiorucci era veramente ironico e non solo per essere contro, chi ha visto sue interviste può constatarlo, era un uomo che della sua generazione rigettava gli stereotipi della cosiddetta intellighenzia modaiola , con lui se ne va il più ironico e sopratutto eterno sognatore e bambino degli anni 80, un visionario che negli anni rampanti dei paninari e degli yuppies ha saputo cogliere l'ironia grottesca di un' epoca rigettando gli schemi e gli status e facendo del proprio cognome prima un negozio forse il primo in italia a potersi chiamare concept store e dando vita a quello che per lungo tempo sarebbe stato un punto di riferimento per i modaioli e non.
Si perché tutto quello che di più divertente e scanzonato conoscete degli anni '80 è uscito dal suo ingegno e se non era suo ne è stato il maggiore sostenitore e distributore tramite i suoi punti vendita dove grande pubblico e l'intellettuale non potevano non entrare., Già il nome Fiorucci era un gioco e si fondeva e prestava ai temi grafici e unisex  delle grafiche  e nei vari mood con una visione del mondo a metà fra fumetto e design, fra arte e produzione in serie che nei suoi negozi non mancava mai di stupire i visitatori a partire dalle vetrine, che erano veri e propri quadri o con allestimenti inusuali e azzardati come vestire le pareti di fiori o di milioni di luci al neon, non mancavano le ininiziative divertenti, come quella della raccolta figurine Fiorucci con tanto di album o la stupenda iniziativa di coinvolgere gli illustratori per creare un calendario o un'agenda, oppure il cambio di busta illustrata ad ogni stagione che nell' arco di poco tempo era ambito accessorio da portare ovunque.
La sua  straordinaria capacità di cogliere le tendenze partendo dalla strada ha fatto di Elio Fiorucci l'antesignano del coolhunter, ossia il cacciatore di tendenze, infatti definirlo stilista o imprenditore è riduttivo, il suo intuito da grande osservatore dei fenomeni di strada e di massa hanno contribuito a creare con il marchio Fiorucci e le sue campagne pubblicitarie quello che di apprezzabile ricordiamo degli anni ottanta come l'idea di mescolare stili e mondi e anche di spingere l'idea di moda a qualcosa di più vicino al design e all'arte pur essendo prodotta in serie.
Il suo pubblico era eterogeneo e nei suoi negozi si recavano giovani appartenenti ai gruppi più disparati e in esso entravano, come si diceva ai tempi, duraniani e spandau, i boy di George e i più avanguardistici alla depeche mode.
Il mondo Fiorucci li riuniva tutti e nei suoi infiniti colori ognuno trovava la sua sfumatura portando ad ogni acquisto una innovazione che poi sarebbe avvenuta in strada e proprio in strada Elio Fiorucci andava a vedere come la creatività e i nuovi mondi, anche musicali influenzano le mode, gli piaceva scoprire come i suoi prodotti venivano interpretati. Non era difficile incontrarlo in metro a Milano e nel tragitto vederlo sorridere e scrutare i suoi compagni di viaggio, io stessa l'ho incontrato e mi piace ricordarlo così, sereno fra la gente che corre in metrò con ancora in volto quel sorriso.