martedì 4 ottobre 2011

THE DARK SIDE

Quello che non uccide fortifica e per non rimanere uccisi il nostro lato oscuro rivendica la vita, quel lato che nei momenti di maggior tensione tira fuori gli artigli, sempre che la depressione non abbia narcotizzato il nostro io.
Forse è per questo motivo che le immagini cupe e forti che provengono dai media hanno sempre un grande ascendente sul pubblico.
Storicamente l'immagine aggressiva è stata usata nei secoli per segnalare il potere, incutere terrore all'avversario in tempi di guerra e per affermare il proprio status, naturalmente è sempre presente un forte richiamo sessuale.
Nella ritrattistica sopratutto femminile, quindi con la pittura e la fotografia gli artisti, sopratutto maschili, hanno assegnato alle donne il ruolo di incarnazione dell'agressività, aggressività spesso animalesca, con un forte richiamo sessuale.
In tempi antichi è stato fatto per il legame biblico della donna portatrice del peccato originale e per secoli ritratta con simboli di purezza per cancellarne il peccato, bianco, perle ed ermellini bianchi come simbolo di purezza ad esorcizzare l'insito peccato.
Nei secoli la donna è stata oggetto e incarnazione dei desideri maschili, dell'immaginifico e immaginario maschile, in cui è stata non solo lo specchio dello status sociale del proprio uomo ma anche di volta in volta incarnazione di ciò che la società benpensante e bigotta voleva quindi la figura femminile è stata spesso raffgurata come, angelo del focolare, donna angelo, diventando simbolo da esibire per affermare la ricchezza e l'eccellenza dell'uomo, attraverso di essa l'uomo esibisce al pubbico anche le sue ricchezze abbellendola, con oro, diamanti, merletti, pellicce e tutta una serie di espedienti (corsetti e cage) che rendevano ogni donna non solo dipendente all'uomo, ma simbolo da esibire ad ogni evento sociale.
A questa donna succube e fatalmente destinata alla sofferenza corrispondeva poi l'altra faccia della medaglia il lato oscuro della stessa che venne chiamato alla fine del 1800 inizi 1900 Femme Fatale.
La Femme Fatale è l'incarnazione dei desideri maschili, quelli nascosti, quelli che nonostante tutto, nonostante le regole e la mentalità bigotta sono ovviamente per reazione selvaggi, spinti all'estremo e addirittura animaleschi.
Per questo motivo i richiami al mondo animale sono congeniali per evocare donne pavone, donne serpente, donne pantera, donne gatto e tutta una serie di animali che per fisicità come forte richiamo sessuale; aggressività che preannuncia un gioco sessuale adrenalinico, ed esotismo, donano al soggetto quell'alone di ignoto e mistero che incita alla scoperta e all'avventura sessuale.
Donna Fatale che oltre ad essere fatale per gli altri è fatale anche per se stessa e spesso (sopratutto ella letteratura classica) porta alla morte se stessa e il suo amante.
Naturalmente questa immagine di donna è fortemente legata all'epoca in cui vive e se l'immaginario maschile tende a preferire una donna che trasgredisce con il bondage anche molte donne seguiranno quel tipo di immagine, quanto meno ne faranno riferimento anche in alcune tipologie di abito.
L'immagine che diamo è quella che conta e poco importa se poi dietro un abito stringato si nasconde un'educanda, ma forse è proprio questo il gioco, la scoperta, la sorpresa di trovarsi di fronte un'altro mondo.
Il viaggio che facciamo per arrivare a quel buio è più interessante del buio stesso e un gesto, una smorfia, un suono e un segno che richiamano quel mondo nascosto fatto di primordiale aggressività sono le cifre che sommate insieme descrivono il lato oscuro nascosto in ogni donna e che affascinano anche oggi come all'alba dei tempi.


Marchesa Casati Stampa foto Man Ray, 1922.


Sopra "Giuditta" di Gustav Klimt.


Sopra abito Alexander McQueen Autunno-inverno 2006/07.


Sopra pubblicità profumo Christian Dior.


Sopra dipinto di Joseph Albert Penot.


Sopra abito Thierry Mugler, Prmavera/Estate 1992


Sopra l'attrice Louise Brooks, anni 1920 circa.




Sopra la ballerina Loie Fuller e la sua danza serpentina, film documento dei fratelli Lumiere.


Sopra Hedy Lamarr nel film "Sansone e Dalila" 1949.


Illustrazione di Aubrey Beardsley 
per il libro "Salomè" di Oscar Wilde.



Ruth St.Denis, ballerina e coreografa, nel suo abito pavone.


Sopra la Marchesa Casati in un ritratto di Giovanni Boldini.


Sopra pubblicità del profumo John Galliano.


Sopra foto da Acne Paper, numero 9, Fall/Winter 2009, fotografo Paolo Roversi, modella Thilda Swinton.


Sopra Isabella Blow.


Betty Page in costume da gatto.




Sopra tre illustrazioni Renè Gruau.


Sopra L'attrice Louise Brooks, 1920 circa.



Sopra foto pubblicitarie per Gallerie La Fayette, Parigi.




Sopra foto della campagna pubblicitaria e video 
della collezione Givenchy A/I 2011-12

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