Osservo, guardo, scruto la moda per l'inverno e le nuove stagioni, fra le varie proposte mi rendo conto che l'occhio mi cade sempre su quelle foto che hanno un minimo aria sognante e di aura poetica e non sugli abiti spesso scarnificati alla uniche funzioni di estetiche e di protezione.
Le parole di Philipe Stark riecheggiano nella mia testa rafforzando il mio pensiero, "Senza un'anima umanistica, sociale o affettiva nessun progetto ha legittimità di esistere".
La canzone dei Marlene Kuntz è il sottofondo consono ad una società che in molti aspetti è dura, cinica e in cui è difficile rintracciare le anime "che ti sono simili perchè sensibili", una sensibilità che la moda sembra aver perso in larga parte, adottando solo le logiche di consumo e di crescita aziendale.
Se molti credono che la colpa è della crisi, ed in parte è vero, credo però che la crisi che stiamo vivendo è innanzitutto culturale e morale è per questo che non è facile rintracciare anime simili, perchè sono in estinzione.
Cristiano Godano, voce dei Marlene Kuntz, in una intervista citandoo Dostoevskij ha detto: la salvezza è nella bellezza, intesa come cultura, valore morale e poesia.
Nella moda equivale al sogno, alle ispirazioni e agli intenti sociali (moda ecologica ed equo solidale).
La moda è sempre stata lo specchio narrante della società e quella che stiamo vivendo ha dato alla parola "bellezza" un'unica accezione, un'unico valore di estetica fine a se stessa. Svuotandosi dei contenuti, come la passione, fattore/valore culturale, sogno, questa tendenza all'apparenza rende molte delle proposte vestimentarie un dejavù, che aiuta (visto il degrado morale) a fare cassa, ma che a me personalmente (anche con tutti i soldi del mondo), non mi fa desiderare di possederla e di conseguenza non mi spinge all'acquisto.
Guardo spesso altrove (design, arredamento, fotografia) per ricercare quello che nella moda scarseggia, la poesia, il contenuto, il significato.
Allora mi domando se da qui è possibile ripartire (almeno in ambito moda) e come è possibile farlo?
La risposta, secondo me va ricercata nell'intento, il valore aggiunto, con questo non intendo esibizione del lusso, il valore aggiunto all'oggetto è dato da tutte le componenti che lo rendono unico, penso all'idea, l'ispirazione, la sartorialità, la tecnica e l'etica.
Su questa ultima parola mi sto soffermando molto ultimamente e assieme a sostenibile sono le uniche parole che mi fanno sperare e aspirare ad un nuovo modo di pensare.
l'aspetto sostenibile nella moda è dato dall'impiego di materiali e lavorazioni eco-sostenibili.
L'etica nella moda è appannaggio di chi osa poichè ecosostenibile spesso comporta sacrifici anche in termini di denaro, molte grandi aziende sfruttano manodopera a basso costo o addirittura in nero per poter sostenere un meccanismo di richiesta veloce e globalizzato.
In Italia le leggi non aiutano i lavoratori ma neanche i datori di lavoro, siamo uno dei paesi in cui per tenere un lavoratore in regola paghiamo più tasse e questo non agevola sopratutto le nuove piccole imprese.
Ci sono però marchi emergenti che mi fanno ben pensare, EDUN marchio fondato da Ali Hewson e da suo marito Bono Vox sotto l'ala del colosso economico LVMH. EDUN è un marchio che ha fra i valori fondamentali l'ecosostenibilità, usando materiali e tecniche a basso impatto ambientale. La produzione è equo solidale con l'impegno all'impiego di manodopera dei paesi in via di sviluppo per favorirne crescita e annullarne lo sfruttamento.
In un ambito di produzione più piccola, ma non priva di carattere, si muove anche Il marchio "Così Nero Quasi Blue" (http://www.cosineroquasiblue.com/) linea disegnata da Federica Martin Wedard che unisce al design una attenzione ai materiali (naturalmente ecologici) che, oseri dire, è maniacale, in primo piano sartorialità e cura del particolare senza però sovrastare, appesantire e sovrapporre troppe idee che finiscono per nascondere le donne in abiti concetto che spesso le camuffano le nascondono.
"Così Nero Quasi Blue" restituisce all'abito la sua funzione senza trascurare troppo il vezzo di essere belle, ne esce una collezione fresca e sopratutto attenta all'ambiente.
Di seguito, in un video, in cui la stessa Federica Martin Wedard spiega con precisione in cosa consiste la collezione.
Per la grande distribuzione ogni strada non percorsa è un business non sfruttato e H&M presenta da alcune stagioni "Conscious Collection", uomo donna e bambino, in fibre naturali ecologica e produzione equo solidale.
La creatività dei designer giapponesi è un fatto ormai noto e ci sono alcuni marchi emergenti da cui dovremmo prendere esempio.
Attic Japan è una linea di borse disegnata da Yukari Isokane e Izumi Masabe, le borse sono dei pezzi unici realizzati con Kimomo usati, quindi riciclati e ad inpatto zero, l'effetto non è trasandato ma sorprendentemente glamour.
Nella rete internet attualmente ecologico è sinonimo di prolifico e si moltiplica la creazione di siti e shop on line di prodotti eco friendly e equo solidali.
Uno dei più famosi con blog annesso e ultime notizie sul tema è ECO AGE (http://www.eco-age.com/) con sede a Londra e che ha come fondatori Nicola e Livia Giuggioli assieme al marito Colin Firth e l’imprenditore Ivo Culson.
ECO AGE è un Concept Store che detiene un primato di originalità in quanto racchiude in se tutte le caratteristiche di negozio assieme a quelle di showroom e agenzia di consulenza per tutti quelli che desiderano vivere l'eco sostenibile.
Nello store di Chiswic è possibile trovare una grande varietà di prodotti che vanno dall'arredo all'abbigliamento e per chi vuol ridipingere una stanza, rifare il bagno, o costruire una casa dalle fondamenta, ECO offre un servizio di consulenza e progettazione con una vastissima scelta di materiali alternativi e vernici atossiche. Scegliendo addirittura produttori locali per limitare le emissioni del trasporto.
“Non siamo guerrieri verdi” dice Livia Giuggioli “semplicemente offriamo un’alternativa in un momento in cui è praticamente immorale non preoccuparsi dell’ambiente”.
E se è immorale non preoccuparsi dell'ambiante io inizio da qui, da Roma, con un evento al Forte Prenestino, BaBeL2, la prima Biennale dell’Abitare Critico.
E' un progetto laboratorio per sperimentazioni, riflessioni, ricerche, dibattiti che si concentrano e s’inoltrano nello spazio/mondo dell’abitare. L’appuntamento del 12 novembre BABEL 2.0 Controgeografie, è una presentazione ed un anteprima della prima biennale indipendente dell’abitare critico che si terrà dal 16-20 maggio sempre al Forte Prenestino.
Sembra difficile cambiare le cose per come stanno oggi ma come ha detto qualcuno parole e idee possono cambiare il mondo.
intervista ai Marlene Kuntz from ElaborAZIONI on Vimeo.
Sotto alcune creazioni di EDUN della linea uomo
Sotto alcune foto della linea "Conscious Collection" di H&M
Sotto alcune creazioni Attic Japan
Sotto alcune foto di ECO AGE lo store eco friendly a ChisWick, Londra.
Nessun commento:
Posta un commento