Dolce e Gabbana senza Sicilia è come Gucci senza la doppia G, non deve mancare mai un riferimento all'amata regione e per creare sbigottimento nel pubblico meglio rifarsi all'apoteosi della Sicilia con una carrellata di uscite che prendono in prestito i simboli più conosciuti della regione fra questi i pupi, l' Orlando Furioso, le ceramiche di Caltagirone, il carretto siciliano e tutte le decorazioni che ne conseguono, nappe, fiori coccarde e nastri.
Una primavera estate ricca di colori, vivacità e quasi totale assenza di nero, presente solo sul finale della sfilata con le irrinunciabili uscite in pizzo.
Non mancano però le citazioni pop, quelle che fanno riferimento alle donne del cinema italiano del dopoguerra, Sofia Loren e Gina Lollobrigida prime fra tutte.
Come non ricordare una di loro mentre interpreta la donna del popolo, procace e dirompente, in una scena al mercato mentre sceglie la frutta e che fra una battuta e l'altra ammicca al protagonista di turno? Ecco fatto così l'ho immaginata, al mercato.
Sarebbe bello pensare che questi abiti vadano al mercato un giorno, per essere indossati da chi non pensa alle diete, ma ahimè già vedo il solito gossip modaiolo e la star di turno con indosso uno dei suddetti abiti cartolina.
Mi piacerebbe vedere, un giorno, Scarlett Johansson con uno dei vestiti di Dolce e Gabbana mentre sceglie delle arance, oppure Keira Knightley mentre sceglie un bel polpo ma non credo sia possibile, sopratutto a Hollywood dove bellezza fa rima con magrezza e la dieta è l'unico chiodo fisso.
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